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La crisi dello sport italiano sarà anche economica

Questa settimana s’è svolta a Roma la Riunione Nazionale del Coni per affrontare diversi argomenti circa lo sport in Italia. Tra questi, è stata chiamata in causa la crisi economica per annunciare l’arrivo di tagli alle spese pubbliche destinate al mondo dello sport. Secondo quanto dichiarato dal presidente Coni Gianni Petrucci, nei 60 miliardi di euro di manovra economica varata dal Governo Berlusconi, c’è una buona parte destinata ai tagli della spesa pubblica, ed “è impensabile che lo sport possa restare immune dai sacrifici che il Paese richiede”.

E’ quindi logico pensare che negli anni a venire ci sarà un progressivo diminuire dei finanziamenti “sia pubblici che privati, sia a livello centrale che territoriale” destinati al mondo dello sport. Si dovranno contenere le spese e ottimizzare i ricavi, e fare subito un appello affinché ogni parte attiva reagisca e si prepari a questa recessione economica del mondo dello sport. Recessione che avverrà (o sta avvenendo?) tanto in Italia quanto nel resto del mondo occidentale.

Stando alle stesse fonti Coni, il valore dello sport in Italia è pari circa al 3% del Pil (i dati aggiornati al 2008 parlano di oltre 1.350 miliardi di Euro – cifra da non considerarsi equivalente al fatturato). Mancano precisi punti di riferimento, certo è che tutti sanno di quanto la storia del degrado degli impianti sportivi e dello scarso servizio pubblichi nei confronti dello sport in Italia fosse vera già da anni, prima di questa recessione. Ci sono inoltre tante altre difficoltà, come quelle che trovano i club delle squadre di Serie A a privatizzare gli stadi o investire sui patrimoni che il territorio nel quale operano offre. In Europa si parla ad esempio di stadi di terza generazione, ovvero quelli che producono ritorno commerciali e valorizzano i marchi dei club. Soltanto la Juventus ha fatto qualcosa del genere, e i frutti di questo lavoro sono ancora tutti da raccogliere.